SINOSSI
LA MEMORIA DEGLI ULTIMI è la storia di un viaggio, emotivo, prima che fisico. Partendo dal difficile momento odierno del nostro Paese, il racconto sprofonda nella memoria della guerra e della Resistenza, attraverso le vite e gli sguardi di sette ex-partigiani combattenti, uomini e donne. Un viaggio fisico alla ricerca degli ultimi sopravvissuti della Resistenza, che diventa un viaggio dentro le emozioni, i ricordi e i sentimenti di una generazione che ha sperato e creduto in un futuro diverso, sacrificando la propria giovinezza in nome di qualcosa che sembrava troppo importante per essere ignorato. Gli “ultimi” sono i protagonisti di un viaggio nel loro passato e nei luoghi che ne hanno segnato per sempre l’animo, vivendoli non in una tradizionale ottica storica, ma attraverso lo sguardo autentico e la delicata dimensione intima. La Storia diventa così non solo materiale per i libri di scuola, ma una pagina di vita vissuta, dolorosamente intima, e nitidamente parte di ognuno di noi.
NOTE DI REGIA
La messa a fuoco sul centro nevralgico di questa opera è stata istantanea, rapida.
La genesi del lavoro sta tutta nell’urgenza di dover necessariamente raccogliere i pezzi di Storia che il tempo ha in qualche modo allontanato e messo ai margini. L’obiettivo quindi: tenere insieme attraverso un unico sguardo le testimonianze di coloro i quali hanno vissuto sulla propria pelle la Resistenza, la lotta Partigiana, la Guerra Civile e che possono darci il senso di una lotta, di un sentimento spontaneo che ha creduto possibile un futuro diverso.
Considero importante cercare di stabilire una connessione forte tra il passato che ci ha preceduto e il presente nel quale non possiamo e mai dovremmo dimenticare quanto avvenuto. E credevo fosse importante farlo attraverso un’ottica diversa: non un punto di vista freddamente storico e distaccato né uno sguardo retoricamente coinvolto. Volevo farlo attraverso i ricordi d’infanzia e di giovinezza di questi uomini e donne, oggi agli ultimi anni della loro esistenza, cercando di recuperare lo sguardo istintivo, sofferto, incantato, incredulo della vita ai suoi inizi, mentre assiste alla grande storia e la vive sulla propria pelle.
Era fondamentale per me raccontare la grande storia attraverso l’intimità del ricordo, la verità e l’autenticità del mondo privato di ciascuno di noi. Ho creduto e credo fermamente che sia il modo migliore per mantenere viva una memoria, per permettere una totale adesione emotiva, prima che mentale, a quanto accaduto.
Il lavoro inoltre sembra urgente proprio in tempi in cui, o per rancorose pavità ideologiche o frustrate visioni storiche, si tende al di là di ogni consapevole verosimiglianza storica ad alterare la memoria di ciò che è stato, anche quando quella è in modo indelebile parte integrante di quelle persone, gli Ultimi del titolo, dalle quali intendiamo farci raccontare quello che hanno visto, sentito, vissuto.